tu tu du tui tu du tu da ddad i Eccolo eccolo. Ciao a tutti, ciao a tutte. Io sono Paolo Caneva e state ascoltando leggero sulla via della musicoterapia… un podcast dedicato appunto alla musicoterapia. Oggi è martedì 14 aprile e in questa 15 puntata parafrasando (come molti) il titolo del romanzo di Gabriel Garcia Marques, parleremo di Musicoterapia ai tempi del Coronavirus. Come avrete notato il titolo di questo podcast non è una domanda. Non chiedo se si possa o no fare musicoterapia oggi. Infatti, seppur sinteticamente vorrei tracciare una mappa sulla quale poi ognuno di voi potrà scegliere la sua personalissima rotta. Sono partito chiedendomi molto semplicemente: sono a casa da 50 giorni, cosa ho fatto, cosa sto facendo e cosa posso fare in tutti quei contesti che mi coinvolgono con i miei saperi, le mie competenze e le mie attitudini musicoterapiche? Nella mia vita “prima del Coronavirus” fare musicoterapia significava:
1) essere formatore e docente di musicoterapia (Conservatori, Università, varie Agenzie Formative italiane),
2) essere un divulgatore di musicoterapia (studiare e leggere, scrivere, pubblicare su questa disciplina)
3) essere uno “studente praticante su diversi strumenti (l’ultimo in ordine di tempo è la fisarmonica cromatica)
4) lavorare per tre case di riposo
5) partecipare con i colleghi padovani della Cooperativa di Musicoterapia Universi musicali ad un progetto di Community Music Therapy che prevede un percorso di inclusione genitori, figli e operatori al fine di formare un’orchestra mista che abbiamo chiamato Legature Musicali.
Oggi la mia situazione è la seguente:
1. Tutti gli appuntamenti formativi “esperienziali” sono stati spostati da ottobre in poi. Al contrario le lezioni teoriche dopo un primo momento di assestamento hanno ripreso e devo dire con mia somma sorpresa che la maggior parte degli studenti mi rimandano feedback positivi (risparmi sui tempi di viaggio, comodità, ottimizzazione dei processi d’aula diventati processi di stanza, ) così positivi a farmi accettare senza riserve l’idea che il modello ideale per la formazione potrebbe essere un modello Blend “come dice il mio amico Luca X che dosa momenti esperienziali “dal vivo” con contesti teorici on line
2. questo punto è sicuramente quello che sta godendo maggiormente della situazione attuale: sto leggendo, studiando, scrivendo come mai prima e (scusate se suonerà irrispettoso per tutte le persone che stanno soffrendo o hanno perso qualche persona cara) è uno stato che ricorderò a lungo nella mia vita come un “paradiso”
3. per questo punto tre (studente di fisarmonica) posso dire le stesse cose espresse nel punto precedente. Ho finalmente il tempo di fare pratica e sviluppare repertorio per quando si potrà ricominciare a lavorare. Temo un po’ per i miei condomini !!!!!!
4. questo è ovviamente il punto che ai più interessa…cosa è successo all’aspetto operativo e pratico del mio fare musicoterapia con una popolazione “clinica”. Come preannunciato io sono fermo a casa da metà febbraio e temo che la situazione si protrarrà ancora per molto. Nei prossimi giorni contatterò le strutture dove lavoro e proporrò loro soluzioni alternative che so essere state sperimentate da colleghi con cui mi sono confrontato direttamente (giusto per fare nomi mi riferisco ad Andrea Pedrotti che ha sperimentato un collegamento on line in remoto con una casa di riposo). Ovviamente qui il discorso si fa specifico perché ognuno deve fare i conti con le caratteristiche peculiari delle persone con cui lavorava prima del coronavirus e con le modalità, le tecniche e gli obiettivi relativi. Venti anni fa avevo coniato un titolo: “musicoterapia: l’arte di essere sospesi” oggi sono ancora ad interrogarmi su quella che credo essere un’attitudine imprescindibile di chi fa questo mestiere: quanto siamo flessibili? quanto siamo creativamente pronti ad adattarci a situazioni nuove?
5. il quinto punto (progetto cooperativistico di musicoterapia orchestrale) è a dir poco eccitante. Mi confronto tre volte la settimana via Zoom con un team di amici e colleghi stellare. E’ a tutti gli effetti un laboratorio dove nove persone inventano, mettono in discussione, sperimentano (tra loro o singolarmente) strategie sincrone, asincrone, soluzioni audio, video, tutoraggio alle famiglie, veri e propri palinsesti, regia in tempo reale e mille altre diavolerie…per poi “andare in onda” 50 minuti ogni martedì e poi tornare a discutere su ciò che ha funzionato, ciò che ha fatto cilecca, o al contrario le sorprese che sono accadute….mi sembra di essere un nanetto in una squadra di giganti!
Ovviamente al netto di tutte queste riflessioni restano dei punti evidentemente critici: la latenza della rete, gli infiniti problemi di connessione, la necessità di un minimo di alfabetizzazione dei cargiver per l’uso queste tecnologie, il fatto che possedere una webcam e un computer non è così scontato per tutti come pure una connessione a internet, il fatto che dal vivo è un’altra cosa, che la relazione è fondamentale ecc. ecc. ecc. La discussione è solo all’inizio e mi auguro che si aggiungano spunti e riflessioni in merito come del resto sta accadendo in tutto il mondo. Io mi fermo qui. Come sempre in questi pochi minuti mi limito ad accennare ed introdurre argomenti che meritano altre tempistiche e altri contesti. Noi ci sentiamo martedì 21 aprile con una puntata dove proverò a condividere con voi riflessioni su “Quali strumenti per chi fa musicoterapia nel 2020?” Come sempre vi ricordo che potete commentare questo podcast sulla mia pagina Facebook di Musicoterapiadaguardare, e che ogni lunedì alle 16 sono disponibile per uno Zoom con tutti coloro che (se interessati) mi mandano una mail all’indirizzo cnvpaolo@gmail.com e mi raccomando…. spargete la voce… pra ka te popi pra kepra pake Ciaooooo