Eccolo eccolo. Ciao a tutti, ciao a tutte. Io sono Paolo Caneva e state ascoltando leggero sulla via della musicoterapia… un podcast dedicato appunto alla musicoterapia. Oggi è martedì 28aprile e in questa 17 puntata continuo, anche se con titoli diversi, una riflessione iniziata due settimane fa…. o meglio due podcast fa. Sono partito interrogandomi sulla musicoterapia ai temi del coronavirus, poi la scorsa settimana ho fatto un piccolo approfondimento su Zoom e oggi vorrei concludere con una riflessione più generica su come questa pandemia ci spinga a confrontarci massicciamente con il mondo della tecnologia non soltanto per parlarci e vederci (zoom, skype, meet.. cc) ma anche per trovare soluzioni sonoro/strumentali. Due presupposti prima di partire: il primo: mi rivolgo all’operatore di musicoterapia che ha volontà di sperimentare, possiede un atteggiamento flessibile e curioso e ha un’attitudine alla condivisione e al lavoro di gruppo; presupposto numero due: do per scontato che i reali interessati a questo discorso sono forse quella quarantina di colleghi che con la musicoterapia stanno tentando di campare. Lo sapete vero che la maggior parte delle persone che oggi in Italia fanno, parlano, insegnano, scrivono di musicoterapia lo fanno come “secondo lavoro”…molti infatti portano a casa lo stipendio come educatori, operatori di comunità, insegnanti, insegnanti di sostegno, musicisti, compositori, animatori, formatori, infermieri, logopedisti, fisioterapisti, counselor, life coach, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri ecc. Io stesso in questi 60 giorni di stop con ben tre case di riposo chiuse, se non avessi avuto la docenza “a distanza” presso il Conservatorio di Verona e il Conservatorio di Brescia avrei vissuto questa quarantena con molta ansia. Quindi grazie al Covid ecco riattualizzato e trasportato nel mondo reale il vecchissimo discorso dicotomico: strumenti acustici o elettrici, elettronica o liuteria, analogico o digitale? con una piccolissima differenza:…sto giro ragazzi non è che proprio ci sia tutto sto spazio di discussione…se possiamo permetterci di aspettare un anno e mezzo perché siamo ricchi di famiglia, mantenuti, o con altre fonti di reddito, continueremo a parlare di epistemologia della musicoterapia, tutela della professione, differenza tra musicoterapia ed animazione, tra musicoterapia ed educazione, di modelli e tecniche, di protocolli e storia della musicoterapia, di osservazione e ricerca, di “il mio titolo vale di più del tuo”, di riconoscimento della professione, di “quello che faccio lo posso chiamare o no musicoterapia”…ALTRIMENTI se siamo tra i “quaranta ladroni” ci conviene sfruttare questa quarantena come l’occasione che il destino ci offre per vaccinare un “pensiero musicoterapico “ che si sta attorcigliando su se stesso. E se provassimo in modo intelligente e costruttivo ad ampliare il glossario della musicoterapia? Tecnologia, leggerezza, imprenditorialità, problem solving, pragmatismo, praticità, produttività e lavoro di gruppo: queste le “parole” che propongo di avvicinare senza contrapporre alle parole che tanto abbiamo praticato in questi anni nel nostro Paese. Come dice il mio giovane amico Mauro Faccioli possiamo scegliere se cavalcare l’urgenza inventando nuovi “contenuti o seguitare a lamentarci che “questo non si può” barricandoci nella “forma”. Voi dove volete stare? Io mi fermo qui. Noi ci sentiamo martedì 05 maggio con una puntata dove proverò a condividere con voi riflessioni sul tema “Musicoterapia in team: si può?” Come sempre vi ricordo che potete commentare questo podcast sulla mia pagina Facebook di Musicoterapiadaguardare, e che ogni lunedì alle 16 sono disponibile per uno Zoom con tutti coloro che (se interessati) mi mandano una mail all’indirizzo cnvpaolo@gmail.com e mi raccomando…. spargete la voce… Ciaooooo