#20 Mi manca un lavoro normale

Eccolo eccolo. Ciao a tutti, ciao a tutte. Io sono Paolo Caneva e state ascoltando leggero sulla via della musicoterapia… un podcast dedicato appunto alla musicoterapia.  Oggi è martedì 19 maggio e in questa 20 puntata condividerò con voi a voce alta alcune riflessioni legate al riconoscimento professionale di chi fa musicoterapia…riflessioni che ovviamente rappresentano solo e soltanto mio punto di vista, punto di vista spesso “inconsueto” rispetto alle tradizionali discussioni che si trovano in giro. Dopo settanta giorni di blocco lavorativo da ieri stiamo vivendo la piacevole frenesia della ripresa: tutti stanno riaprendo ed è una bella sensazione dopo tanto tempo. Per quanto riguarda me questo “fermento” però lo posso solo osservare. Il mio lavoro ancora non partirà. Le tre case di riposo dove faccio musicoterapia sono ancora in uno stato di comprensibile “allerta” e per un tempo imprecisato il servizio resterà ancora sospeso. Ma non è questo l’argomento di cui voglio parlarvi oggi…in questo podcast non voglio disquisire su disoccupazione o gestione finanziaria “complessa”. No no…Credo tutti sarete d’accordo con me se affermo che in momenti come questo, chiunque è più che giustificato a pensare “pensieri colpevoli”… pensieri che abbisognano di trovare un “capro espiatorio”…della serie che se ci va bene scateniamo la nostra frustrazione su istituzioni o persone che, a pare nostro, ci hanno forse promesso, ingannato, illuso e poi “mollato” in una solitudine musicoterapica desertica…ed ecco allora pensieri legati ad una professione non garantista…o meglio ad una professione che non c’è…. ad un lavoro che nessuno riconosce…ecc. ecc.  ma se ci va male i pensieri colpevoli li dirigiamo verso noi stessi ed iniziamo a mettere in dubbio scelte lontane, a ripensare alternative …“quando mai non ho fatto la parruchiera”;”…lo diceva mio padre che dovevo cercarmi un lavoro vero e non sta roba qua…stramba…”e se non li dirigiamo verso di noi questi pensieri li dirigiamo verso i nostri colleghi…”…per forza non mi chiama nessuno a lavorare…fino a quando ci sono colleghi che accettano 7 euro all’ora e mettono su musica con l’mp3!!!!”, “…ma a quella là chi gli ha dato il diploma di musicoterapia? “non sarà mica musicoterapia quella roba che quello la sta facendo vedere su YouTube…eh? Insomma credo che in giorni come oggi emerga prepotentemente una cosa che federazioni, confederazioni, associazioni, consorzi, istituzioni e registri provano a “smussare”, “contenere”, “mascherare”, “correggere”, “disciplinare”e cioè la meravigliosa “volatilità”del mestiere che facciamo. Signori e signore abbiamo la fortuna di “abitare l’impermanenza per professione”…cosa vogliamo di più?  Ci manca il posto fisso? ci manca la possibilità di fare un concorso per diventare statale? ci manca il riconoscimento? ci manca uno stipendio da “clinico”? ci manca la certezza dell’evidence based? ci manca la possibilità di indossare un camice e che la gente si rivolga a noi con il prefisso dott.? ci manca essere riconosciuti all’interno del Sistema Sanitario Nazionale? ci manca l’esenzione IVA delle prestazioni sanitarie? Ci manca tutto ciò?…bene…ringraziamo la pandemica che ci ha fatto consapevoli di tutto questo…ora abbiamo dissipato ogni dubbio; avevamo capito male quando ci siamo iscritti; da domani cambiamo lavoro!!!! Io mi fermo qui. Noi ci sentiamo martedì 26 maggio con una nuova puntata di Leggero sulla via della musicoterapia. Come sempre vi ricordo che potete commentare questo podcast sulla mia pagina Facebook di Musicoterapiadaguardare e mi raccomando…spargete la voce… Ciaoooo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.